QUANDO LE SICUREZZE CROLLANO ALL’IMPROVVISO
Oltre 150 persone sono
accorse il 7 settembre all’oratorio della Parrocchia Santa Madre di Dio
di Macerata, dove Oratorio e Associazione della Polizia avevano organizzato
l’incontro con la testimonianza di chi aveva perso un figlio, di chi aveva
perso tutto con il terremoto, di chi aveva i famigliari in Ucraina, di chi era
stato tra la vita e la morte per il Covid.
Presenti la Consigliera Regionale Anna Menghi, l’Assessore alla
sicurezza Paolo Renna, i consiglieri Antonella Fornaro, Alesandro Bini e
Maurizio Del Gobbo, il Comandante della Guardia Finanza, Nando Falco, il Vicario del Questore
e il Capo di Gabinetto Rocco Carrozzo e Edoardo Polce, il Vice Comandante della
Polizia Locale
L’avv Giancarlo Pietrella: “con lucidità ho chiesto al Signore se fosse giunta la mia ora e grande
conforto ho ricevuto nel vedere due volti conosciuti, Don Carlos che mi ha dato
l’estrema Unzione con indulgenza in articulo mortis e il medico rianimatore
Emanuele Iacobone, che procedeva con la tracheotomia, fili, aggeggi vari,
sballottamenti……si sono risvegliato dopo un mese …avevo perso 18 chili
Poi Giuseppe Salvucci. “due
sentimenti :angoscia e paura in quei terribili secondi…..riesci ad uscire di
casa, sei salvo,l’angoscia finisce, resta la paura, la prima cosa correre al mio
Paese San Ginesio dove ci sono gli affetti, le amicizie, ritrovarsi nella
piazza del paese, vedere che tutti sono salvi, abbracciarsi con tanta forza e
trovare una fratellanza che pensavi non più esistesse!!!Vedere la tua casa e il
tuo paese distrutto ti fa ripensare a quando da bambino costruivi un castello
sulla sabbia poi veniva un’onda che lo distruggeva, tu piangevi, ma poi ti
facevi forza e ricominciav e così quale tecnico del comune ho ripreso con
slancio il lavoro……”
Halyna, cittadina Ucraina, da tempo in Italia, apprende del
pericolo che corrono i suoi famigliari, supera la paura iniziale, e si prodiga
con la Caritas ad aiutare i suoi connazionali giunti in Italia. Le fa eco
l’Ispettore di Polizia Landina Recanatesi che evidenzia come il Ministero
dell’Interno abbia diramato una direttiva per facilitare il soggiorno dei
cittadini ucraini e come gli operatori di polizia si siano coinvolti in questa
situazione, prestando la loro opera anche al di fuori del servizio.
Commovente la testimonianza di Laura, la madre di Leonardo
Caucci della Squadra Mobile, che ha trovato la morte con il collega Gianluca
Angelozzi in un incidente mentre stava
effettuando un’attività antidroga “ Non riuscivo a capire cosa fosse accaduto, solo quando, come un automa, m’hanno portata
all’ospedale per il riconoscimento…..me ne sono resa conto. Nei momenti più bui
mi rivolgo a lui, prego tanto e proprio la preghiera mi ha dato la forza di
continuare, lo sogno e lui ha sempre parole di conforto per me.
Un saluto è stato rivolto a Gabriella e Franco Vincenzetti,
genitori di Paolo, anch’egli poliziotto morto
in un incidente fuori servizio. Quindi l’Avv Giuseppe Bommarito ha
ricordato la sua drammatica storia per l’improvvisa, inattesa morte del figlio.
Il pubblico ha seguito con coinvolgimento queste
testimonianze e le riflessioni fatte per le singole tematiche dal Funzionario
ONU in teatri di guerra Andrea Angeli, dal Segretario Regionale dell’Anci(
l’associazione dei Comuni italiani) Marcello Bedeschi e dall’Assessore
Regionale alla Sanità Filippo
Saltamartini che si è trovato a dover gestire la grave pandemia, nonostante la
carenza di personale, costretto a dar prova di come la professione sanitaria
debba essere considerata una missione.
Ha concluso il Cardinale Edoardo Menichelli. “La sicurezza si ottiene con la solidarietà,
non solo nel momento dell’emergenza, ma in ogni momento: non è concepibile che
facciamo fatica a bussare alla porta del nostro vicino.E’ necessario metter al
centro la persona, non importa se la vita sia o meno breve, va vissuto il
presente, con generosità, creatività, con solidarietà. Dobbiamo perseguire la
cultura della provvisorietà, nel
senso che non sono proprietario del tempo. Alla provvisorietà devono
aggiungersi due concetti previdenza e
precarietà che camminano in parallelo, con una struttura del nostro io che
non si affidi esclusivamente alla realizzazione dei desideri terreni, ma che
abbia come guida l’anima. Non affidiamoci ad un bottone, che premendo accoglie
la mia richiesta, ad una medicina che mi fa passare il male, ad
un’assicurazione che mi libera da ogni impiccio, alla ricerca del colpevole se
qualcosa non va, ma prendiamo la vita non come proprietà, ma come dono da
custodire, abituiamoci alla debolezza della consapevolezza che siamo in un
tempo determinato. Come i ragazzini che ai primi amori si scambiano messaggini
per trasmettere i propri sentimenti, così siamo coscienti che abbiamo un Padre
a cui rivolgerci, a questo mistero che è la vita, diamo sapienza e troviamo la
forza di portare le nostre croci, che spesso sono frutto dello sbagliato uso
della nostra libertà.”