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giovedì 8 settembre 2022

QUANDO LE SICUREZZE CROLLANO ALL'IMPROVVISO





























 QUANDO LE SICUREZZE CROLLANO ALL’IMPROVVISO

Oltre 150 persone sono  accorse il 7 settembre all’oratorio della Parrocchia Santa Madre di Dio di Macerata, dove Oratorio e Associazione della Polizia avevano organizzato l’incontro con la testimonianza di chi aveva perso un figlio, di chi aveva perso tutto con il terremoto, di chi aveva i famigliari in Ucraina, di chi era stato tra la vita e la morte per il Covid.

Presenti la Consigliera Regionale Anna Menghi, l’Assessore alla sicurezza Paolo Renna, i consiglieri Antonella Fornaro, Alesandro Bini e Maurizio Del Gobbo, il Comandante della Guardia  Finanza, Nando Falco, il Vicario del Questore e il Capo di Gabinetto Rocco Carrozzo e Edoardo Polce, il Vice Comandante della Polizia Locale

L’avv Giancarlo Pietrella: “con lucidità ho chiesto al Signore se fosse giunta la mia ora e grande conforto ho ricevuto nel vedere due volti conosciuti, Don Carlos che mi ha dato l’estrema Unzione con indulgenza in articulo mortis e il medico rianimatore Emanuele Iacobone, che procedeva con la tracheotomia, fili, aggeggi vari, sballottamenti……si sono risvegliato dopo un mese …avevo perso 18 chili

Poi Giuseppe Salvucci. “due sentimenti :angoscia e paura in quei terribili secondi…..riesci ad uscire di casa, sei salvo,l’angoscia finisce, resta la paura, la prima cosa correre al mio Paese San Ginesio dove ci sono gli affetti, le amicizie, ritrovarsi nella piazza del paese, vedere che tutti sono salvi, abbracciarsi con tanta forza e trovare una fratellanza che pensavi non più esistesse!!!Vedere la tua casa e il tuo paese distrutto ti fa ripensare a quando da bambino costruivi un castello sulla sabbia poi veniva un’onda che lo distruggeva, tu piangevi, ma poi ti facevi forza e ricominciav e così quale tecnico del comune ho ripreso con slancio il lavoro……”

Halyna, cittadina Ucraina, da tempo in Italia, apprende del pericolo che corrono i suoi famigliari, supera la paura iniziale, e si prodiga con la Caritas ad aiutare i suoi connazionali giunti in Italia. Le fa eco l’Ispettore di Polizia Landina Recanatesi che evidenzia come il Ministero dell’Interno abbia diramato una direttiva per facilitare il soggiorno dei cittadini ucraini e come gli operatori di polizia si siano coinvolti in questa situazione, prestando la loro opera anche al di fuori del servizio.

Commovente la testimonianza di Laura, la madre di Leonardo Caucci della Squadra Mobile, che ha trovato la morte con il collega Gianluca Angelozzi  in un incidente mentre stava effettuando un’attività antidroga “ Non riuscivo  a capire cosa fosse accaduto, solo quando, come un automa, m’hanno portata all’ospedale per il riconoscimento…..me ne sono resa conto. Nei momenti più bui mi rivolgo a lui, prego tanto e proprio la preghiera mi ha dato la forza di continuare, lo sogno e lui ha sempre parole di conforto per me.

Un saluto è stato rivolto a Gabriella e Franco Vincenzetti, genitori di Paolo, anch’egli poliziotto morto  in un incidente fuori servizio. Quindi l’Avv Giuseppe Bommarito ha ricordato la sua drammatica storia per l’improvvisa, inattesa morte del figlio.

Il pubblico ha seguito con coinvolgimento queste testimonianze e le riflessioni fatte per le singole tematiche dal Funzionario ONU in teatri di guerra Andrea Angeli, dal Segretario Regionale dell’Anci( l’associazione dei Comuni italiani) Marcello Bedeschi e dall’Assessore Regionale alla Sanità  Filippo Saltamartini che si è trovato a dover gestire la grave pandemia, nonostante la carenza di personale, costretto a dar prova di come la professione sanitaria debba essere considerata una missione. 

Ha concluso il Cardinale Edoardo Menichelli. “La sicurezza si ottiene con la solidarietà, non solo nel momento dell’emergenza, ma in ogni momento: non è concepibile che facciamo fatica a bussare alla porta del nostro vicino.E’ necessario metter al centro la persona, non importa se la vita sia o meno breve, va vissuto il presente, con generosità, creatività, con solidarietà. Dobbiamo perseguire la cultura della provvisorietà, nel senso che non sono proprietario del tempo. Alla provvisorietà devono aggiungersi due concetti previdenza e precarietà che camminano in parallelo, con una struttura del nostro io che non si affidi esclusivamente alla realizzazione dei desideri terreni, ma che abbia come guida l’anima. Non affidiamoci ad un bottone, che premendo accoglie la mia richiesta, ad una medicina che mi fa passare il male, ad un’assicurazione che mi libera da ogni impiccio, alla ricerca del colpevole se qualcosa non va, ma prendiamo la vita non come proprietà, ma come dono da custodire, abituiamoci alla debolezza della consapevolezza che siamo in un tempo determinato. Come i ragazzini che ai primi amori si scambiano messaggini per trasmettere i propri sentimenti, così siamo coscienti che abbiamo un Padre a cui rivolgerci, a questo mistero che è la vita, diamo sapienza e troviamo la forza di portare le nostre croci, che spesso sono frutto dello sbagliato uso della nostra libertà.”