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venerdì 26 febbraio 2016

L'adorazione del giovedì

Il 25 febbraio si è svolta come ogni giovedì l'ora di adorazione eucaristica, dopo la messa delle 18,30, animata questa settimana dal Gruppo Francescano.
Tra i momenti più significativi la lettura del brano del Vangelo, che parla della pecorella e della   dramma smarrite rispettivamente dal pastore e dalla donna di casa. Il brano inizia col mormorio dei farisei e degli scribi, che nei confronti di Gesù dicevano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro" e termina, dopo le dette parabole, con la frase di Gesù "C'è  gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte" .
E' stato anche letto il testamento spirituale della terziaria francescana Beata Angela da Foligno: "Figli miei, fate ogni sforzo per avere amore nei riguardi di ogni uomo, poiché vi dico in verità che la mia anima ha ricevuto più da Dio, quando ha pianto e sofferto con tutto il cuore per i peccati del prossimo che quando ha pianto per i propri peccati. Non giudicate nessuno, perché diverso è il giudizio di Dio da quello degli uomini"
Nello stesso senso le preghiere libere tra le quali:
"Aiutami Signore fa che i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla base delle apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c'è di bello nell'animo del mio prossimo e gli sia d'aiuto.
L'adorazione si è conclusa con la recita del Padre Nostro  detto da Dio:
 
"Figlio mio, che sei in terra preoccupato, solitario e tentato;
conosco bene il tuo nome e lo pronuncio santificandolo, perché ti amo.
Non sarai mai solo; io abito in te e assieme
spargeremo il regno della vita che ti darò in eredità.
Ho piacere che tu faccia la mia volontà, infatti, voglio la tua felicità.
Avrai il pane di ogni giorno, non ti preoccupare;
però ti chiedo di spartirlo con i tuoi fratelli.
Sappi che ti perdono tutti i peccati anche prima che tu li commetta,
ma ti chiedo che anche tu perdoni a quelli che ti offendono.
E per non soccombere alla tentazione afferra con tutta la tua forza la mia mano
e ti libererò dal male, mio povero e caro figlio." (Domenico Manaresi)